La cultura
dell'incontro

Una “Santa nostalgia” del Cielo

Forse ci piace il Vangelo di questa domenica, di occupare l’ultimo posto, finché rimane una bella idea, valida per altri, per persone speciali, come i preti, le suore o i frati: perché poi la realtà che viviamo ogni giorno è totalmente all’opposto. Del resto, anche durante l’Ultima Cena, i discepoli si litigarono i posti migliori... 

Ognuno di noi vuole essere il primo, stimato, amato, riconosciuto: è umano, è la nostra natura. Un impegno faticoso, che ci appaga per un po’, ma poi passa presto, diviene sempre più esigente, rendendoci schiavi del giudizio degli altri. 

Tante volte si può anche “usare” la fede per raggiungere una realizzazione personale, dei titoli, un potere, i posti migliori: è l’atteggiamento dei farisei, che Gesù chiama ipocriti, rivestiti soltanto di un abito, ma lontani da Lui.

Sarebbe ricevere una Grazia se questo non ci bastasse più: un momento di verità, in cui ci rendiamo conto che questo successo non ci riempie davvero la vita, non ci appaga fino in fondo, anzi ci lascia soli e ci allontana dagli altri. Stiamo vivendo “da ingannati”; l’inganno dell’uomo che crede di potersi costruire la felicità da solo, ignorando Dio, con la furbizia e la scaltrezza.

La verità è che non è possibile che siamo nati solo per servire il nostro “io”, per far soldi, vacanze, divertirci, magari sfruttando gli altri e approfittando di loro. Così nasce la conversione: arriva un momento di Grazia in cui proviamo disgusto di questo e incominciamo ad aprirci a qualcosa di più grande, a Dio. 

Rivolgerci a Cristo diventa un’opportunità per scoprire come è bella la vita con Lui, finalmente rinasce in noi il desiderio di amare, di fare della nostra esistenza un dono: in una parola riceviamo una “Santa nostalgia” del Cielo. 

Gesù è venuto tra di noi come Colui che serve: «nato nella stalla» e «morto sulla Croce», un fallito per i tanti “arrivati” al potere di ogni tempo e di ogni posto d’onore. Ecco perché il posto giusto è quello vicino a Lui: quello di chi riconosce di essere piccolo e fragile, ma proprio in questo scopre la grandezza dell’Amore di Dio.

Mons. Antonio Interguglielmi

XXII Tempo Ordinario

26 agosto 2022 Indietro

Condividi