La cultura
dell'incontro

Siamo stati creati per una felicità più grande

Commentando il Vangelo di questa domenica, Sant’Agostino scrive che questo uomo ricco, che sicuramente come avviene anche oggi molti ammiravano o invidiavano, “Era un superbo, un empio, che aveva il pensiero rivolto alle vanità e bramava vanità. Il giorno in cui morì andarono in fumo tutti i suoi piani”. 

L’amore ai beni, anziché a Dio, rende qualunque uomo concentrato solo su sé stesso. Vive in difesa, sempre preoccupato di non venire spogliato dalle sicurezze che si è conquistato, magari ingannando o vendendosi. 

In altre parole, è un infelice perché come il ricco epulone anche se sembra godersi la vita, sembra che abbia tanti amici, che in realtà sono solo interessati ai suoi soldi, non è capace di amare, non sa donare nulla, è un egoista che deve difendersi da tutto e da tutti: questo avviene non perché è cattivo, ma perché è stato reso cieco dalla sua cupidigia, dall’amore alle cose del mondo. 

L’attaccamento ai soldi ci rende insensibili, incapaci di riconoscere chi ci ama e vuole aiutarci.

Prima o poi l’uomo egoista trova chi gli annuncia che sta nell’inganno, ma lui lo considera un pazzo, un poveretto, un illuso. Uno che non ha capito nulla della vita. Così, non è capace di accogliere la Parola di Salvezza, non sa riconoscere l’amore di Dio che cerca di aiutarlo.

La Grazia più grande, per tutti, è saper accogliere l’invito alla conversione che il Signore ci offre, anche oggi a noi con questo Vangelo. Non siamo stati creati per accumulare, per ingrassare e goderci la vita, ma per una felicità più grande, che ci porterà al Cielo, ma che possiamo provare solo con la libertà che Cristo ci ha conquistata: mettere al di sopra di tutto Dio. 

Per questo ancora Sant’Agostino nel commento a questo brano ci invita alla conversione, chiedendoci chi vogliamo essere dei due protagonisti. Come il povero o come il ricco? E risponde: “Non t’illudere. Dalla conclusione deduci quale sia la scelta sbagliata. Quel povero, buono, immerso nelle angustie della vita presente, non desiderava altro che questa finisse per poter entrare nella pace eterna. Quando entrambi morirono, i desideri del povero non andarono perduti; infatti fu portato dagli angeli nel seno di Abramo e in quel giorno si realizzarono tutti i suoi desideri”.

Mons. Antonio Interguglielmi

XXVI Domenica Tempo Ordinario

23 settembre 2022 Indietro

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