La cultura
dell'incontro

Un libro che impone una rivoluzione del pensiero

Ricercare il senso della vita attraverso una rivoluzione intellettuale e un cambiamento del pensiero: questo il messaggio emerso durante l’evento di presentazione del libro “Testimone di miracoli. Tra Scienza e Fede” del Prof. Carlo Jovine, svoltosi a Roma il 7 giugno. 

L’evento ha avuto luogo presso la sede centrale della Società Dante Alighieri, l’istituzione che ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo. 

In una sala affollatissima, impreziosita dagli affreschi del Primaticcio, geniale artista rinascimentale del Cinquecento, il Prof. Salvatore Italia, Consigliere centrale della Società Dante Alighieri, ha aperto l’incontro salutando il pubblico e presentando i relatori: Mons. Antonio Staglianò, Presidente della Pontificia Accademia di Teologia; l’On. Simone Gargano; il Dott. Stefano De Lillo, Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma e Provincia; la giornalista Paola Zanoni, moderatrice dell’evento; il Prof. Carlo Jovine, autore del volume.

Paola Zanoni ha esordito ricordando l’ultradecennale impegno del Prof. Jovine nell’ambito della Consulta Medica Vaticana e il suo apporto professionale, in qualità di neurologo, per studiare le guarigioni miracolose che hanno portato alla canonizzazione di Giovanni Paolo II, Papa Luciani e Madre Teresa di Calcutta. Attività ed esperienze narrate nel suo libro «che si legge d’un fiato – ha commentato la Zanoni – e che apre una prospettiva atta a cambiare la scala dei valori». 

La giornalista ha quindi ceduto la parola al Vescovo Staglianò. 

Mons. Antonio Staglianò ha, in primo luogo, posto in evidenza una caratteristica fondamentale del libro di Jovine: l’umiltà con la quale l’autore ha saputo costruire «un assunto particolare che, prima d’essere un assunto concettuale, è un’esperienza di vita: il testimone, infatti, è uno che ha visto con i propri occhi, che ha vissuto con i propri sensi. E che comunica».

«Jovine riesce a far interagire molti elementi – ha precisato il Vescovo – e, attraverso l’esperienza del miracolo, parla del rapporto tra fede e scienza, non lavorando su fantasie ma su eventi fattuali». 

Siamo quindi in presenza di un libro che «impone una rivoluzione intellettuale e un cambiamento del pensiero…».

L’Illuminismo – ha spiegato Staglianò – ha tramandato la credenza che la fede e la scienza siano in opposizione tra loro. Ma si tratta di una falsa credenza, che oggi va superata. E infatti il Prof. Jovine afferma che bisogna creare una nuova alleanza tra scienza e fede. È un’alleanza oggi possibile perché la scienza si sta rinnovando… ma anche la teologia si sta rinnovando.

«La conoscenza scientifica rappresenta una constatazione dei fatti, ma poi bisogna interrogarsi su ciò che c’è dietro questi fatti…», ha osservato Staglianò. E a tale proposito, ha citato la fisica quantistica che «apre un mondo nuovo, un mondo di rara bellezza», dove la spiritualità emerge con forza: «l’uomo non è umano perché è razionale – ha sottolineato –, ciò che rende l’uomo umano è il divino che è in lui, l’amore che è in lui…».

In conclusione, il Presidente della Pontificia Accademia di Teologia ha riconosciuto al Prof. Jovine il merito di aver scritto un libro di natura transdisciplinare, che «parla di fede con linguaggio scientifico» e che illustra il punto d’incontro tra fede e scienza attraverso le grandi Encicliche pontificie (dalla Fides et Ratio di Giovanni Paolo II alla Laudato si’ di Papa Francesco) e il pensiero dei più grandi scienziati contemporanei. 

Ha poi preso la parola Simone Gargano, il quale ha sottolineato, a sua volta, che il filo conduttore che sottende le molteplici e complesse vicende narrate nel libro è la ricerca del senso della vita. Ossia rispondere alle tradizionali domande: “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?”.

«È questo il tema centrale. Il punto di vista razionalista, che tende ad equiparare l’uomo a una macchina, non ha un fondamento reale. Le macchine non potranno mai essere assimilate all’uomo perché non hanno la nostra coscienza», ha detto l’On. Gargano. Ed ha citato, dal libro di Jovine, le parole del fisico Federico Faggin, lo scienziato che ha dato il via alla rivoluzione informatica: «Se fossimo semplici macchine biologiche sarebbero vanificati i pensieri e i sentimenti che danno senso alla vita: le esperienze interiori, le emozioni, i sogni, le aspirazioni, la curiosità, la musica, l’arte… Per capire chi siamo, dobbiamo abbracciare e integrare gli aspetti fisici, emotivi, intuitivi e spirituali in un tutto vissuto».

Il Dott. Stefano De Lillo ha iniziato il suo intervento affermando che “Testimone di miracoli. Tra Scienza e Fede” è «un libro che arricchisce sia l’uomo di scienza che l’uomo di fede», e ha messo in luce l’importanza di diffondere la conoscenza delle guarigioni inspiegabili «perché la cultura secolarizzata tende a negare il soprannaturale…». 

Secondo la cultura dominante – ha continuato il Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma – questo tipo di situazioni non appartengono all’ambito della vita vissuta. Ma proprio per questo la testimonianza del Prof. Jovine risulta ancora più importante, perché ci aiuta a smentire questi luoghi comuni; ci porta a comprendere non solo che le guarigioni miracolose sono reali, ma che i miracoli si manifestano anche nella nostra vita quotidiana, attraverso una serie di accadimenti imprevisti che orientano in senso positivo la nostra esistenza: «Il miracolo è un segno tangibile della Provvidenza». 

E sempre a proposito della natura del miracolo, Stefano De Lillo ha dichiarato di condividere la riflessione del Prof. Jovine secondo la quale Dio non ci salva dalla morte, ma nella morte: la vera salvezza è nella resurrezione che ci attende oltre la finitezza della vita terrena. Quella resurrezione di cui il miracolo costituisce un’anticipazione ed un segno.

Il Dott. De Lillo ha inoltre messo in evidenza le tematiche della “vita oltre la vita” e della sopravvivenza della coscienza individuale, trattate nella seconda parte del libro di Jovine: «Si tratta di esperienze comuni in ogni parte del mondo, ed è quindi molto importante che gli scienziati si siano concentrati sulla coscienza, e sull’amore che ne deriva, e che intendano sviluppare questa nuova frontiera».

Paola Zanoni ha infine dato la parola all’autore del libro per le conclusioni. 

Il Prof. Jovine ha esordito proponendo al pubblico una domanda molto incisiva: «Quante persone ci separano da Gesù Cristo?». 

Se si considera la durata media di una generazione – pari a circa 25 anni – si scopre che, in linea verticale, da Gesù Cristo ci separano solo 80 persone. Soltanto 80 persone in duemila anni: «È come se Gesù Cristo avesse parlato ieri: dobbiamo ancora imparare ad ascoltare la sua voce…».

Il Prof. Jovine ha quindi raccontato le esperienze da lui vissute durante l’analisi scientifica delle guarigioni inspiegabili riconosciute dalla Chiesa come miracoli. Ed ha proposto al pubblico un’evidenza di raro impatto emozionale: le immagini della scrittura di Suor Normand (la religiosa miracolata da San Giovanni Paolo II) prima e dopo l’improvvisa guarigione miracolosa. Nella prima immagine la scrittura è quella tremolante e illeggibile tipica di un malato di Parkinson; nella seconda immagine la scrittura appare nitida e chiara, come quella di una persona perfettamente sana. Le due immagini sono state rilevate a poche ore di distanza l’una dall’altra: e questo è scientificamente inspiegabile, ha affermato Jovine.

«Queste straordinarie esperienze – ha raccontato il neurologo – sono all’origine di un mio mutamento personale profondo: ora non mi limito più a “credere” in Dio, ne sono assolutamente certo».

Le parole del Prof. Jovine sono state intervallate dalle letture di sua figlia Silvia, tratte da alcuni passaggi del libro particolarmente significativi: dalle esperienze di premorte narrate da persone sopravvissute al coma, che hanno mantenuto, anche in condizioni di elettroencefalogramma piatto, una coscienza vigile e una visuale nitida, alle dichiarazioni dei più grandi scienziati contemporanei che ammettono la possibilità di una “vita oltre la vita”.

A quest’ultimo proposito, Carlo Jovine ha citato il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, innovativo teologo del primo Novecento aperto alle suggestioni della conoscenza scientifica: «Noi non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana».

«In alternativa alla omologazione culturale corrente – ha concluso Jovine – le migliori menti del nostro tempo hanno incominciato a intravedere una nuova idea di progresso scientifico: “una scienza della coscienza”, svincolata dalla materialità corporale, che recupera il rapporto con la fede, vista come fonte di contenuti etici e interprete delle leggi fondamentali del Creato». 

E in sintonia con questa speranza e questo auspicio, il Prof. Jovine ha ringraziato e salutato il pubblico recitando alcuni versi di una poesia di suo padre, il poeta Giuseppe Jovine, figura di spicco della letteratura italiana del secondo Novecento:

«Vivere è piantare nella carne, / nel sangue che inesausto la percorre / il seme indistruttibile del Verbo, / (…) dal fiore del dolore / nasce il frutto dell’amore / che può saper d’amaro / che può saper di dolce / come il sangue o come il fiele».



Redazione


Per leggere il libro di Carlo Jovine “Testimone di miracoli. Tra Scienza e Fede”:

09 giugno 2023 Indietro

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