La cultura
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Donne e Madri, un libro le difende…

Mai come in questo momento della storia si è più vicini al riconoscimento della centralità antropologica, civile, culturale, sociale ed economica delle donne. 

È vero che sono ancora molto diffuse le ingiustizie economiche, soprattutto nei confronti delle mamme, ma è anche vero che la società civile sta crescendo e molti traguardi si stanno raggiungendo, almeno in termini di parità salariale. 

È appena giunta la notizia che la fondazione svizzera “Equal Salary” ha conferito alla casa automobilistica Ferrari la certificazione per la parità di retribuzione, al termine di uno studio di otto mesi portato avanti dalla prestigiosa società di revisione contabile PwC e fondato su una metodologia standard legalmente riconosciuta dall’Unione Europea.

La Ferrari è la prima società italiana ad ottenere questa certificazione: e ciò fa sperare che sia l’inizio di cammino che porti tutte le altre imprese a superare la differenza salariale fra uomini e donne.

Le donne e le madri sono anche al centro di una disputa antropologica e legislativa che le vede contrapposte alla “ideologia del gender”, secondo la quale il genere femminile verrebbe definito non più su basi naturali, bensì su concezioni ideologiche e culturali.

Per fare il punto su temi così complessi, Debora Donnini, giornalista professionista, laureata in Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”, da vent’anni a Radio Vaticana - Vatican news, ha scritto il libro “Finchè non sorsi come madre” (2020, coedizione Chirico-Cantagalli, prefazione di Alberto Gambino, postfazione di Francesco Giosuè Voltaggio). 

“Orbisphera” l’ha intervistata.

Perché hai scritto questo libro? Qual è lo scopo e chi sono i destinatari del messaggio che vuoi comunicare?

“Finché non sorsi come madre” è un saggio rivolto a tutti. Mi piacerebbe “pro-vocare” nel senso etimologico del termine, cioè chiamare all’appello, per riflettere su dove stia andando la società nei confronti, in particolare, delle madri e della relazione madre-bambino. E poi aprire un serio dialogo su questa relazione fondamentale. 

Questo libro nasce infatti dallo sconcerto e dal dolore provati nel rendermi conto di quanto fosse oggi “attaccata” la figura della madre, in diversi modi, a volte più evidenti, a volte più subdoli. Perciò invito il lettore a fare con me un viaggio per esplorare questo territorio dell’attacco alla madre, ma anche per volgere lo sguardo a tutte quelle prospettive positive che possono venire dal sostegno alle madri. 

Due capitoli del libro sono dedicati a come Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno indicato la centralità delle donne, sia sul piano della fede che su quello sociale e antropologico. 

Puoi farci una sintesi del pensiero di questi due Pontefici sul tema?

Diciamo che la sintesi ho cercato di farla nel libro! Quando ho iniziato a percepire questo attacco alla madre, ho sentito il bisogno di andare a rileggere il magistero, perché l’antropologia cristiana relativa alla madre, che mi sembrava assimilata, in alcuni casi mi è parso non lo fosse più così tanto… 

In realtà la difesa dei bambini passa per la difesa delle loro madri, specie se piccoli. Nelle parole di San Giovanni Paolo II e Papa Francesco ho trovato una ricchezza impressionante e una visione lungimirante. La tutela della donna e dei bambini ha le sue radici nei semi gettati dall’ebraismo e dal cristianesimo e germogliati nei secoli.

Papa Francesco fa continui riferimenti al tema della violenza sulle donne. Parla con estrema chiarezza anche di cosa sarebbe una società senza madri: disumana. È bene rileggere anche le chiare parole di San Giovanni Paolo II sul debito di riconoscenza verso le madri…

Violenza, discriminazione negli ambiti lavorativi, misoginismo, banalizzazione del corpo e sfruttamento delle donne… Sono problemi antichi che tu indichi come attuali. Quali secondo te le soluzioni?

Il problema ruota sulle donne e, a mio parere, sulle madri in particolare, ma anche sulla possibilità di custodire la vita nel proprio corpo fino a portarla alla luce e sulla relazione fondamentale della madre con il bambino, specie nei primi anni di vita. In questo orizzonte si gioca “la battaglia” oggi. 

Prima di tutto bisogna avere una panoramica di quanto sta avvenendo sui diversi “fronti”, ed è quello che ho cercato di fare con questo lavoro. Poi propongo che quello che chiamo “il pensiero della madre” abbia un ruolo più centrale nei processi decisionali, in quanto per sua natura sistemico e relazionale. E che comunque le madri, casalinghe e non, vengano maggiormente sostenute e non lacerate, come oggi spesso avviene. Non costrette a scegliere fra il lavoro e l’essere madri. Il welfare, poi, di fatto, poggia in modo netto su di loro. 

Nel 2019, 37mila madri hanno lasciato il proprio posto di lavoro, il 60 per cento in attesa del primo figlio o dopo la nascita. Non si fa fatica a capire che, anche solo da un punto di vista sociale, se non si sostengono le madri, andremo incontro forse ad un inverno demografico ancora più rigido rispetto a quella media di 1,29 figli per donna rilevata l’anno scorso. 

Mi chiedo: cosa si fa per sostenere le madri? Anche all’interno della “cellula famiglia” dovrebbe esserci profonda gratitudine per le madri, mentre duole vedere tanta violenza contro donne e bambini, che la cronaca amaramente ci consegna di continuo. 

A qualsiasi livello si intervenga, la società dovrebbe avere ben chiaro, specie per i bambini piccoli, che – come dice il prof. Alberto Gambino nella prefazione – «l’interesse del minore viene arbitrariamente sacrificato anche quando non si riconosce che è naturalmente congiunto, potremmo dire “avvinghiato”, a quello della madre». Questa dovrebbe essere la bussola che guida le scelte ad ogni livello.

Papa Francesco indica la donna come fondamento della rivoluzione della tenerezza, sia nella Chiesa che nella società. Qual è il tuo parere in proposito?

Credo che la postfazione di don Francesco Giosuè Voltaggio sviluppi bene proprio questo aspetto. Papa Francesco indica chiaramente che le madri sanno testimoniare la tenerezza. 

Proteggere e sostenere la vita della madre è la strada giusta, mentre attaccarla o renderle la vita impossibile, è sbagliato e va anche contro ciò che vediamo in natura: gli animali femmine allevano e difendono i loro cuccioli. 

Un’ecologia integrale tiene presente questa relazione fondamentale. Se si vuole rispettare la natura, non si può prescindere da questo dato.


Intervista a cura di Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org

06 luglio 2020 Indietro

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