Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice e autrice televisiva, è stata candidata al Premio Strega con “Splendi come vita”: un romanzo “lirico” che rappresenta una vera e propria “dichiarazione d’amore” per la madre adottiva; un’accurata introspezione nella quale ripercorre le tappe della sua infanzia: dalla felicità iniziale alla “distanza siderale” nella crescita.
Una storia emozionante che trasuda vitalità e commozione, che racconta come “rimanere a galla” grazie alla poesia e alla dialettica dell’amore. A lei “Orbisphera” ha posto qualche domanda.
Qual è l’origine del libro “Splendi come vita”?
L’origine è biografica, nel senso che risale alla mia esistenza; dal momento in cui ho saputo la mia vera storia (di bambina adottata), ossia da 52 anni. Ma la trascrizione letteraria ha preso forma in un impeto del tutto improvviso e inarrestabile.
Come mai l’impeto creativo è nato da un’urgenza?
Penso sia stato effetto del lockdown: più tempo da sola e lontana dalla vita frenetica mi ha consentito di affondare nelle mie radici, e mi ha messo di fronte a questo grande fantasma materno, che era stato per anni “messo da parte”.
“Splendi come vita” sembra, fin dal titolo, un libro d’amore. È davvero così?
Si può sicuramente definire un libro d’amore, e sul disamore inteso come perdita del paradiso vissuto nell’infanzia. Disamore che nasce da un amore eccessivo: si tratta di una vera e propria lettera d’amore alla mia madre adottiva. Il compito dell’arte è di saper squarciare il velo delle apparenze e saper interpretare certi comportamenti: un’apparente ostilità tradotta in una dichiarazione di amore incommensurabile.
Cos’è per lei la poesia?
È una forma di conoscenza e ci mette in contatto con le parti più profonde di noi e della realtà. Attraverso le mie parole – a metà tra la prosa e la poesia – si può scoprire il segreto di un altro essere umano: la sua bellezza e la sua tragedia.
Il romanzo in quale modo riesce ad essere più convincente rispetto al saggio in questo momento storico?
Sembra, a primo sguardo, più convincente perché racconta storie. Esistono, però, molte forme ibride di romanzo e saggio che mi appassionano molto, così come il linguaggio adottato nel mio libro. Il romanzo rappresenta al meglio la voce della verità e il lettore è maggiormente accompagnato, mentre nel saggio è lasciato solo all’analisi dei fatti.
Cosa pensa della “rivoluzione della tenerezza” di Papa Francesco?
Io non sono religiosa, ma Papa Francesco in più circostanze mi è sembrato “comunista” come me. Mi è molto simpatico e condivido, da laica, molte delle sue affermazioni: la sua posizione sui migranti e il suo discorso sulla gentilezza e sulla tenerezza. Lo sento fratello in questo cammino.
Quale contributo in qualità scrittrice vorrebbe offrire al mondo?
Mi piacerebbe accompagnare le persone dentro se stesse. Non mi interessa raccontare i fatti miei “tout court”, ma usare la mia esperienza biografica per raggiungere l’altro: una mano tesa verso il lettore, affinché riesca a guardare dentro di sé.
Ha qualcosa da aggiungere riguardo a “Splendi come vita”?
Posso aggiungere che è scritto in una lingua particolare: la storia biografica ha il suo peso, ma conta anche il modo in cui è scritta. Ricercavo uno stile vicino al linguaggio universale della poesia, un canto e un ritmo nel quale si possano rispecchiare più persone possibile.
Intervista a cura di Rita Ricci