La cultura
dell'incontro

L’effetto magico della musica

“L’incantatore di serpenti” è un celebre dipinto del pittore francese Jean-Leon Gérome, realizzato nella seconda metà dell’Ottocento: raffigura un fanciullo avvolto da un pitone che si esibisce davanti a un pubblico affascinato dalla scena, mentre un anziano flautista, seduto a gambe incrociate, guida le movenze del rettile con la sua musica. 

L’ipnosi del serpente attraverso il suono della musica è una pratica tuttora viva nel subcontinente indiano, dove gli incantatori di serpenti si avvalgono di uno strumento musicale a fiato, chiamato “pungi”: una sorta di clarinetto che si suona soffiando dentro un serbatoio ricavato da una zucca, che convoglia l’aria all’interno di due canne.

Gli incantatori camminano per le strade delle città con i loro serpenti racchiusi in cesti che portano sulle spalle. Il loro tradizionale abbigliamento vede la presenza di orecchini, turbanti e collane di conchiglie. Al pari dei nostri “artisti di strada”, quando trovano un luogo idoneo si siedono e danno inizio allo spettacolo. Iniziano a suonare il loro “pungi”, rimuovono il coperchio del cesto e il serpente ne emerge come per una sorta di magia…

Una tradizione esotica che riconduce a quella “magia d’oriente” che ha sempre affascinato noi occidentali, perché rappresenta un incontro con “l’altro da noi” che suscita curiosità, attrazione e mistero. E che riporta a quella diversità costitutiva tra Oriente e Occidente che ha segnato il corso della loro storia e della loro cultura: il primo caratterizzato da una forma di “intelletto trascendente” e il secondo da una forma di “intelletto razionale” (come affermò il filosofo francese René Guenon in una conferenza tenuta nel 1925 alla Sorbona).

Oggi i due poli si stanno avvicinando sempre più: sul piano sociale per via della globalizzazione, e sul piano concettuale per via dei progressi della scienza. La quale scienza ci dice che la materia ha una struttura molto diversa rispetto a quella che noi riusciamo a percepire attraverso i nostri organi sensoriali; ci dice che la sostanza dell’universo è costituita da un’energia vibratoria intelligente che interconnette tutte le diverse manifestazioni della natura: esseri umani, animali e vegetali, che convivono in un medesimo equilibrio ambientale.

Il grande fisico e botanico indiano Jagadish Chandra Bose aveva già compreso, quasi un secolo fa, che gli animali e le piante sono animati da una legge comune, che le piante posseggono un sistema nervoso complesso, e che le reazioni agli stimoli sono universali, nelle piante come negli animali.

Sono concetti difficili da accettare per il senso comune, ma che possono diventare più evidenti proprio utilizzando il “filo conduttore” della musica. Perché – come risulterà dalle considerazioni che seguono – tutti gli esseri viventi sono sensibili al suono della musica, non solo gli umani, ma anche le piante e gli animali.

Sono noti da tempo i benefici della musicoterapia, una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica e il suono come strumenti di comunicazione non verbale per intervenire a livello educativo e riabilitativo in una varietà di condizioni patologiche.

La “World Federation of Music Therapy” (Federazione Mondiale di Musicoterapia), nel corso del suo 13° Congresso mondiale tenutosi a Seul nel 2011, ha adottato la seguente definizione: «La musicoterapia è l’uso professionale della musica per intervenire in ambienti medici, educativi e sociali nei riguardi di individui, gruppi, famiglie e comunità che cercano di ottimizzare la loro qualità di vita e migliorare la salute e il benessere fisico, sociale, comunicativo, emotivo, intellettuale e spirituale». 

Tempo addietro l’Università di Glasgow ha condotto uno studio finalizzato a comprendere la funzione della musica per ridurre lo stress negli animali. I ricercatori hanno fatto ascoltare diversi generi di musica ai cani ospitati in un canile scozzese ed hanno quindi misurato il loro battito cardiaco e il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) circolante nel sangue. Hanno così scoperto che la musica è in grado di infondere un vero relax nei nostri fedeli amici.

Un altro studio è giunto alla conclusione che i generi musicali più graditi ai cani sono il soft rock e il reggae.

Ma come hanno dimostrato ulteriori studi, anche le piante sono influenzate dal suono della musica. Accreditate teorie scientifiche ritengono che tale influenza dipenda dalle vibrazioni prodotte dalle onde sonore. Le piante, nei loro fluidi, trasportano molti nutrienti, e le vibrazioni di particolari suoni sembrano contribuire alla circolazione di queste sostanze.

In Val d’Orcia (Toscana) viene prodotto un eccellente vino Brunello di Montalcino in un vigneto dove sono posizionate piccole casse musicali agli angoli dei filari. L’esperienza ha rivelato un miglioramento dei processi fisiologici ed una accelerazione del metabolismo delle piante. Sono seguiti studi specialistici condotti dal prof. Stefano Mancuso dell’Università di Firenze, un’autorità nel campo della cosiddetta “neurologia vegetale”. E tali studi hanno confermato che le frequenze sonore, al pari della luce, riescono a conferire alle piante una maggiore vitalità ed un metabolismo migliorativo.

Su tale tema Carlo Cignozzi, titolare del vigneto, ha scritto un libro dal titolo significativo: “L’uomo che sussurra alle vigne”.

Cignozzi riporta nel libro il testo di una lettera ricevuta da Amar Bose, il visionario imprenditore indiano-americano fondatore della Bose Corporation, la multinazionale delle apparecchiature audio: «Io sono induista – scrive Bose – e, come tutti gli induisti, credo nella vibrazione universale. La musica è la più bella vibrazione che noi possiamo cogliere, ma noi umani non dobbiamo essere presuntuosi, perché questa vibrazione, che è la musica, non è fatta solo per noi, ma è per tutto il mondo biologico, comprese le piante…». 

Ed ecco quindi che “l’effetto magico della musica”, capace di eternare sensazioni e ricordi realizzando una sorta di mappa emozionale della nostra vita, non costituisce una prerogativa esclusivamente umana. 

La musica è molto di più: è un collante vibrazionale capace di tenere insieme la multiforme varietà dei fenomeni, conferendo all’esistenza quel sostrato di meraviglia che fece dire a Ludwig van Beethoven: «La musica è una rivelazione più alta di qualsiasi filosofia».

E per interpretare questo sostrato di meraviglia, alla luce della mia personale ispirazione e sensibilità musicale, ho composto il brano “Dama di cuori”, che dedico ai miei lettori con tutto il cuore:

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Antonio Ragaglia

13 novembre 2023 Indietro

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