Con la Santissima Trinità celebriamo una festa che ci invita ad entrare nel senso più profondo della Rivelazione: Dio si è manifestato come “comunione”: Padre Figlio e Spirito Santo.
Quello che festeggiamo non è soltanto un concetto teologico, astratto, è una realtà della nostra fede, di cui tutti possiamo sperimentare la bellezza ogni giorno: la comunione.
In Cristo, con il dono dello Spirito Santo, la vediamo realizzata nella nostra vita, come un dono, soprattutto attraverso il perdono che Dio ci dona e che noi a nostra volta possiamo donare agli altri; perché la comunione non è uno sforzo ma il regalo che ci ha guadagnato Cristo sulla Croce, il solo giusto, che ha perdonato tutti i nostri peccati e tradimenti, perché oggi (non domani) anche noi possiamo farlo con i nostri fratelli, come reciteremo anche oggi nel Padre Nostro.
Così, da un matrimonio in crisi può sbocciare un amore ancora più grande; con quel tuo collega che ti ha fatto tanto del male nasce la comprensione e la riconciliazione; con i tanti falsi amici, puoi non avere più rancore e delusione, ma affidare tutto a Cristo, perché il Suo Spirito guarisce nel profondo le tante occasioni della vita che sono fonte di sofferenza e di malessere.
Quando c’è un cristiano, si vede un uomo che porta con sé la Trinità perché si manifesta in lui questo Amore gratuito, soprannaturale; qualcosa di assurdo e inspiegabile per il mondo che non conosce Dio e che quindi non capisce cosa sia la Trinità.
Comunione è accogliere, fare spazio a qualcosa di nuovo che genera in noi la Pace: questa è la Trinità che abita in noi. Un’accoglienza che manifesta nella nostra vita la “comunione” che si esprime fra le tre Persone della Trinità.
Apriamoci allora a questo dono, per divenire testimoni dell’amore di Dio.
Mons. Antonio Interguglielmi