Possiamo avere una visione sentimentale della fede, tutta sorrisi, dolcezze e buone intenzioni; per questo ci scandalizza il brano del Vangelo di San Luca di questa domenica: Gesù che è Pace parla di divisione? Come è possibile? Questa idea della fede è fuori dalla realtà, quasi infantile, destinata a scontrarsi con la vita, molto più dura ed esigente.
È questo il motivo per cui molti hanno lasciato la Chiesa già da giovani, trovando che la fede non rispondeva per nulla ai problemi della loro vita, anzi dava soltanto una serie di obblighi e regole che la complicavano inutilmente. Ma questo non ha nulla a che vedere con la fede, è una caricatura del cristianesimo.
Gesù non è venuto per raccontarci una bella favoletta per bimbi, per portare una filosofia che ci aiuta nelle difficoltà: la fede non è un modo per alienarsi, vivendo aspettando e sperando qualcosa di ideale che non esiste. Cristo è venuto tra noi per prendere su di sé la nostra realtà di peccato, i limiti che noi viviamo. Cristo è presente in quel combattimento che oggi tu stai vivendo con te stesso, in quella malattia, con gli affetti, con le difficoltà a capirsi in famiglia, nella fatica del tuo lavoro, nella sofferenza per i soldi che non bastano, nei problemi con i figli, nelle ingiustizie e nella solitudine…
La Scrittura descrive il cammino della fede come “l’oro nel crogiolo” che deve essere provato, ma che è la cosa più preziosa; questo noi lo viviamo spesso come un “fuoco”. Ma è necessario entrare in questo fuoco, in questi fatti, in queste difficoltà per scoprire la presenza del Signore: Lui dove gli altri ti lasciano, ti deludono, ti attende per consolarti, per donare il Suo Aiuto.
La fede vale più dell’oro, è un tesoro prezioso, e come l’oro dev’essere provata col fuoco, perché si possa vedere che Cristo è vivo, che la vita divina, la natura divina, si sperimenta in noi concretamente. Seguire Cristo significa scegliere. Se i soldi e gli affetti sono per te più importanti del Signore sarà difficile che accetterai la Sua volontà.
Possiamo pensare di seguire Cristo, ma poi apprezziamo di più i nostri affari, i soldi, gli affetti, il nostro ideale di successo. Questo modo di essere si vede chiaramente, perché diventiamo persone che non sono “luce” dell’Amore di Dio, vivendo sempre scontenti perché mai ci decidiamo a “dare fiducia” a Dio, a metterlo al primo posto.
La nostra è una chiamata ad amare che si realizzerà solo entrando nella volontà di Dio, appoggiati a Cristo, scegliendo di dare a Lui il posto più importante nella nostra vita: non uno sforzo, né un ideale inesistente di bontà, ma solo l’azione della Grazia ti permetterà di amare tuo figlio, i tuoi genitori, la tua famiglia, di perdonare chi ti ha fatto del male e ti ha tradito.
Amare come Cristo fa con noi.
Mons. Antonio Interguglielmi
XX Domenica del Tempo Ordinario