La cultura
dell'incontro

Opere di vita eterna

«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». 

L’uomo che si è incontrato con Cristo ha la capacità di saper leggere il senso di quello che accade, il “sale” di cui parla il Vangelo; nelle sue difficoltà e sofferenze non si comporta come tutti gli altri perché ha ricevuto da Cristo la possibilità di perdonare chi gli fa del male, può accettare la sua storia senza mormorare o dare la colpa agli altri, amare senza pretendere di essere ricambiato. 

Può mostrare agli altri quella luce che rischiara le tenebre della vita, perché Cristo che ha vinto la morte vive dentro di lui. Quest’uomo non è migliore degli altri, ma in lui agisce una Grazia che lo supera, così che fa cose che sono incomprensibili per chi non conosce Cristo: compie opere di vita eterna. 

La potenza di Dio agisce in chi lo accoglie, dice San Paolo. Per questo la fede non è per gente speciale, buonina o con virtù eccelse, non è una scelta intellettuale, ma è dare spazio al Signore, accogliere il Suo Spirito. Come ascoltiamo oggi nella seconda lettura di questa domenica, la prima “Lettera ai Corinzi”, l’unica Sapienza, quella che mai ci darà il mondo o la cultura, è «aver conosciuto Cristo Crocifisso», aver sperimentato che esiste il Suo amore. 

C’è un dono che viene da Dio, che si è manifestato nella Croce di Cristo e che continua ad agire nella storia di chi lo accoglie: senza questo “sale”, di cui ci parla oggi il Vangelo di Matteo, la vita è sempre in salita, faticosa, sempre come un esame che non ha mai fine. Chi riceve lo Spirito di Cristo sperimenta invece la Pace e la diffonde attorno a sé.

Per questo, il libro del profeta Geremia parla così di chi ha accolto lo Spirito di Gesù: «Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti» (Geremia 17,8).

Mons. Antonio Interguglielmi

(V Tempo Ordinario)

03 febbraio 2023 Indietro

Condividi