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“Magnificat”: una scuola di conversione continua

Il “Magnificat” è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca, con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo. Per questo è anche conosciuto come “cantico di Maria”. 

Il suo nome deriva dall’incipit latino “Magnificat anima mea Dominum”, che significa “L’anima mia magnifica il Signore”. 

Ed è partito proprio da questa prima strofa del “Magnificat”, padre Raniero Cantalamessa, per svolgere il 13 dicembre la seconda predica di Avvento.

Il predicatore della Casa Pontificia ha spiegato che, in questo primo passo del “Magnificat”, Maria si rivolge a Dio: «la Vergine non si attarda a rispondere al saluto di Elisabetta, non entra in dialogo con gli uomini, ma con Dio. Ella raccoglie la sua anima e la inabissa nell’infinito che è Dio».

Nella conoscenza di Dio, Maria comprende meglio se stessa e si presenta come piccola e umile. Con l’umiltà vera di chi «ce l’ha e non crede di averla», differente da chi «non ce l’ha e crede di averla».

In questo primo passaggio, Maria offre una ulteriore prova della sua fede.

Il passaggio decisivo è quello in cui Maria dice che Dio «rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote».

Un cambiamento sociale che non sempre corrisponde alla realtà visibile, ma un cambiamento che è profondamente vero nell’ambito della sfera personale, cioè nella dimensione della fede.

Ha precisato Cantalamessa che si tratta di una radicale rivoluzione, in cui il ricco che ha messo da parte un’ingente somma di denaro, dopo una svalutazione del cento per cento avvenuta nel corso della notte, al mattino si è alzato che era un povero miserabile.

I poveri e gli affamati, al contrario, sono avvantaggiati, perché sono più pronti ad accogliere la nuova realtà, non temono il cambiamento, hanno il cuore pronto.

«Maria – ha sottolineato il predicatore – parla di ricchezza e povertà a partire da Dio; ancora una volta parla “coram Deo”, prende come misura Dio, non l’uomo».

Si tratta di un rovesciamento che avviene «nella fede», che è infinitamente più reale e radicale nell’animo di ogni persona.

In sintesi, il cambiamento operato dalla fede porta a fidarsi di Dio, non degli uomini.

Maria è l’esempio e l’espressione della fede: da questo punto di vista, genera la Chiesa dei credenti.

Padre Cantalamessa ha sottolineato che si tratta della fede «concreta, delle persone e delle anime che compongono la Chiesa».

Da questo punto di vista – ha ripetuto – il “Magnificat” non è solo da recitare, ma da vivere, da fare proprio: è il “nostro” cantico. Quando diciamo: «L’anima mia magnifica il Signore, quel “mia” è da prendere in senso diretto».

«Alla luce di questi princìpi – ha detto Cantalamessa – proviamo ora ad applicare a noi, alla Chiesa e all’anima, il cantico di Maria, e vedere cosa dobbiamo fare per “somigliare” a Maria non solo nelle parole, ma anche nei fatti».

Là dove Maria proclama: «ha rovesciato i potenti, ha rimandato i ricchi a mani vuote!», è custode del comandamento di Cristo dell’amore fraterno ed è un invito alla Chiesa a «guardare il mondo con gli occhi di Dio».

Ci ricorda Maria che «Dio tiene a distanza i superbi e innalza fino a sé gli umili e i piccoli; sta più volentieri con i bisognosi e gli affamati che lo tempestano di suppliche e di richieste, che non con i ricchi e i sazi che non hanno bisogno di lui e non gli chiedono nulla».

«Così facendo – ha concluso il predicatore – Maria ci esorta, con dolcezza materna, a imitare Dio, a far nostra la sua scelta. Ci insegna le vie di Dio. Il “Magnificat” è davvero una meravigliosa scuola di sapienza evangelica. Una scuola di conversione continua».

Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org


13 dicembre 2019 Indietro

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