La cultura
dell'incontro

Il mondo ha bisogno di una rivoluzione della tenerezza

Per superare l’attuale degrado umano, ambientale e sociale, per sconfiggere la cultura dell’indifferenza e dello scarto, e guidare l’umanità verso la civiltà dell’amore, abbiamo bisogno della “rivoluzione della tenerezza”. 

Papa Francesco lo ha ripetuto innumerevoli volte fin dall’inizio del suo pontificato, facendone un tratto distintivo della sua azione apostolica. 

In particolare, nella Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” Bergoglio ha scritto: «Il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza».

Non basta la giustizia per uscire dai conflitti. C’è bisogno di tenerezza per ricostruire le basi della società e non cadere nel cinismo. Senza misericordia, tenerezza ed empatia non c’è futuro per il mondo.

Per questo il Papa, nell’omelia della notte di Natale del 2014, ha esclamato: «Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!».

Ai giovani del “Centro Social Padre David de Oliveira Martins” di Braga (Portogallo), il Papa ha detto: «Siate sempre di Cristo nella preghiera, nella cura dei vostri fratelli e sorelle più piccoli. Non abbiate paura di partecipare alla rivoluzione a cui vi chiama: la rivoluzione della tenerezza. Cristo cammina con voi e vi guida».

Sabato 12 dicembre 2015 nella Santa Messa in occasione della Festa liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe, Francesco ha sottolineato: «Il Signore è allergico alle rigidità. Il Signore con la sua tenerezza ci apre il suo cuore, ci apre il suo amore».

E ai suoi confratelli Gesuiti ha ribadito: «Il Vangelo si annuncia con dolcezza, non con bastonate inquisitorie». 

In effetti la rivoluzione della tenerezza di cui parla papa Francesco è l’essenza del Vangelo, il cuore del messaggio cristiano.

Rivoluzione della tenerezza è riuscire a provare comprensione anche per chi ti è nemico; è avere il coraggio di abbracciare chi ti sta criticando o attaccando; è superare ogni paura; è mantenere cuore e mente aperti anche di fronte a chi ti offende o minaccia di perseguitarti.

Rivoluzione della tenerezza è riuscire ad accogliere le disgrazie, è riuscire a non indurire il cuore neanche di fronte al dolore della morte.

Rivoluzione della tenerezza è poter dire come fece Gesù in croce: «Perdona loro perché non sanno quello che fanno». Significa riuscire ad amare oltre ogni male come faceva san Francesco.

Rivoluzione della tenerezza vuol dire alimentare la speranza e avere il cuore lieto anche e soprattutto quando il destino sembra avverso; significa non accettare che il male ti abbatta, ti spaventi, ti tolga la gioia di vivere.

Ed è proprio quando tutto sembra andar male che bisogna invocare la misericordia di Dio, nella certezza che il Signore non ci abbandonerà mai.

Ha detto papa Francesco: «Nei Vangeli san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza».

Rivoluzione della tenerezza non è solo per i cristiani e per i credenti, è una verità che tanti comprendono e di cui il mondo ha assoluto bisogno.

Ha detto Charlie Chaplin: «Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà».

Lo scrittore tedesco Rudolf Leonhard ha osservato che «la tenerezza è il linguaggio segreto dell’anima» e Marilyn Monroe ha sostenuto che «le persone dolci non sono ingenue, né stupide, né tantomeno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici».

Il divino poeta Dante Alighieri ha scritto: «Amor che nella mente mi ragiona cominciò egli a dir si dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona».

E san Francesco nel momento della sua conversione: «Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo». 

In conclusione: «Sii rivoluzionario! Con i tuoi sorrisi. Con la tua gentilezza. Con la tua dolcezza. Con la tua bontà», parole attribuite a don Tonio dell’Olio.

Antonio Gaspari 
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org

04 settembre 2020 Indietro

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