Le dimissioni da prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dalle funzioni di cardinale di Giovanni Angelo Becciu segnano un altro passo importante nel pontificato di papa Francesco.
Non si tratta soltanto di un atto esemplare nei confronti di un alto prelato accusato di aver gestito in modo improprio il denaro versato dai fedeli per le opere caritative della Santa Sede.
Papa Francesco è sempre più determinato nel voler cambiare la Chiesa ed il mondo secondo il principio che “il denaro deve servire e non governare”.
Appena eletto, nel primo incontro con i giornalisti di tutto il mondo venuti a Roma per conoscerlo, papa Francesco rivelò il suo progetto per la Chiesa di Cristo: «Sogno una Chiesa povera per i poveri...».
Ero lì, nella sala “Paolo VI”, quando il Papa, con voce decisa e facendo scorrere lo sguardo lungo la sala, ribadì per due volte: «Sogno una Chiesa povera per i poveri».
Una dichiarazione che mise i brividi a tutto quel mondo che, dentro e fuori le mura vaticane, gestiva gli affari finanziari.
Tra i giornalisti, alcuni restarono ammutoliti, mentre altri furono stupiti dal coraggio e dalla radicalità del nuovo Pontefice.
Altri ancora, avvezzi a criticare la Curia romana, chiedevano: «ma questo Papa ci è o ci fà?», che in dialetto romano vuol dire: “questo Papa vuole fare la rivoluzione o è solo una dichiarazione di facciata?».
Sono passati più di sette anni da quando Bergoglio è diventato Pontefice, eppure ancora oggi escono libri ed articoli che mettono in dubbio l’efficacia e la capacità di papa Francesco di riportare la Chiesa di Roma alla radicalità evangelica.
Non ce n’era bisogno, ma quanto è successo giovedì, con le dimissioni di Giovanni Angelo Becciu, conferma in modo esplicito che papa Francesco sta facendo sul serio.
Secondo le indiscrezioni riportate da Domenico Agasso jr sul quotidiano “La Stampa”, Becciu, personaggio potente e influente, già numero due della Segreteria di Stato, sarebbe il primo responsabile dell’investimento di 200 milioni di Euro per l’acquisto di un immobile a Londra.
In merito a queste operazioni di compravendita a Londra, gli inquirenti vaticani hanno ipotizzato reati di estorsione, corruzione, truffa, peculato, abuso di ufficio, riciclaggio e autoriciclaggio.
Nello stesso articolo si sostiene che Becciu avrebbe ottenuto dall’Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore di una cooperativa il cui rappresentante legale è uno dei suoi fratelli. Si parla anche di una somma di 700mila euro che sarebbe stata data a sostegno di attività gestite da altri due fratelli di Becciu.
La lotta alla corruzione è uno dei temi portanti del pontificato di papa Francesco, ma sarebbe riduttivo e fuorviante pensare che Bergoglio intenda limitarsi a questo. Il suo vero obiettivo è quello di riuscire a cambiare il modello economico e sociale dominante – utilitarista, conflittuale, ingiusto e crudele – indicando la prospettiva di un nuovo mondo in grado di esprimere i fondamenti di una civiltà dell’amore.
Papa Francesco non fa mistero del suo progetto. Per chi non avesse colto il paradigma attraverso il quale il Pontefice punta a costruire il futuro, consiglio di leggere le catechesi del mercoledì sul tema “Guarire il mondo”, iniziate il 5 agosto 2020.
Nell’Udienza generale del 12 agosto il Papa ha parlato della “Fede e dignità umana”.
Il 19 agosto ha commentato “L’opzione preferenziale per i poveri e la virtù della carità”.
Il 26 agosto ha impostato la riflessione sul tema “La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza”.
Il 2 settembre: catechesi su “La solidarietà e la virtù della fede”.
Il 9 settembre: “Amore e bene comune”.
Il 16 settembre: “Cura della casa comune e atteggiamento contemplativo”.
Nella catechesi del 23 settembre, incentrata sul tema “Sussidiarietà e virtù della speranza”, papa Francesco ha affermato: «La speranza è audace, e allora incoraggiamoci a sognare in grande. Fratelli e sorelle, impariamo a sognare in grande! Non abbiamo paura di sognare in grande, cercando gli ideali di giustizia e di amore sociale che nascono dalla speranza. Non proviamo a ricostruire il passato, il passato è passato, ci aspettano cose nuove…».
E ha concluso: «Costruiamo un futuro dove la dimensione locale e quella globale si arricchiscano mutualmente, – ognuno può dare il suo, ognuno deve dare del suo, la sua cultura, la sua filosofia, il suo modo di pensare –, dove la bellezza e la ricchezza dei gruppi minori, anche dei gruppi scartati, possa fiorire perché pure lì c’è bellezza, e dove chi ha di più si impegni a servire e a dare di più a chi ha di meno».