La cultura
dell'incontro

Carlo Acutis e l’Eucaristia

La beatificazione di Carlo Acutis è stata oggetto di un’attenzione a livello mondiale. 

La vita, le vicende relative alla sua vita terrena, le sue virtù, le opere di bene, la sua spiritualità, i miracoli suscitati dalla sua intercessione sono stati al centro di decine di migliaia di articoli, servizi radiofonici e televisivi, post sui social... 

Sembra che tutto sia stato raccontato. In realtà c’è un argomento che sta al centro di tutta la vicenda del Beato e che forse non è stato sufficientemente approfondito: si tratta dell’Eucaristia.

Quando incontrai per la prima volta Antonia Acutis, lei mi spiegò che suo figlio, il giovanissimo Carlo, era convinto che l’Eucaristia fosse la chiave di volta per comprendere Gesù e per dare una soluzione ai tanti problemi che affliggono l’umanità.

Un atto di amore, quello dell’accettazione della crocifissione da parte del Cristo, che si rinnova ogni volta che una persona compie un atto di compassione fraterna nei confronti dei bisognosi, e che si celebra ogni giorno praticando il sacramento della riconciliazione, più noto come Comunione.

Da queste riflessioni nacque un libro: “Il Piccolo Catechismo Eucaristico”, pubblicato dalle “Edizioni Studio Domenicano” di Bologna e presentato al Meeting di Rimini il 20 agosto 2002.

Insieme ad Antonia Acutis e al padre domenicano Roberto Coggi ebbi l’onore di essere tra i relatori che presentarono il “Piccolo Catechismo Eucaristico”.

Grazie ad Eugenio Andreatta, responsabile dell’ufficio comunicazione del Meeting di Rimini, sono riuscito a ritrovare alcune foto di quell’incontro e il testo del mio intervento.

Nonostante risalga a 18 anni fa, la presentazione del “Piccolo Catechismo Eucaristico” è sembrata ancora attuale, per questo “Orbisphera” ha deciso di riportarne una sintesi:


«Non sono un esperto di Eucarestia. Che sia qui a presentare questo libro è del tutto casuale. Mi sono trovato a scrivere un servizio su un convegno dell’Istituto San Clemente e lì ho conosciuto un’animatrice dell’Istituto, la signora Antonia Acutis, che mi ha parlato di questo progetto, dalla cui genialità sono rimasto impressionato.

L’Eucarestia può fornire una risposta veramente forte alla crisi dei nostri tempi, alla crisi della fede. Non c’è dubbio che stiamo vivendo un periodo di decadenza della società europea, sia sul piano demografico che culturale, dal quale non sappiamo come uscire. 

Le nuove generazioni sembrano divise fra una cultura banale e utopie tipiche del secolo che si è chiuso. Da parte di una certa élite c’è l’idea di poter creare una società senza Dio e contro la famiglia. Di fronte a tutto questo, come si può riaffermare la cultura e il pensiero cristiano? 

La risposta a questa situazione di crisi l’ho trovata in questo libretto. È un libretto semplice con disegni molto belli, che presenta gli elementi fondanti della rinascita del pensiero cristiano. 

Sono convinto che, se anche dentro la nostra Chiesa abbiamo trovato i segni della secolarizzazione, questo è dovuto principalmente all’indebolimento, alla relativizzazione e al travisamento dell’Eucarestia. Vi faccio un esempio. Tutti si chiedono perché la gente frequenta poco la messa. Io credo che uno dei motivi fondamentali è perché si ha una concezione sempre minore dell’Eucarestia e la fede comincia a vacillare. 

Il Catechismo scrive: “L’Eucarestia è il cuore e il culmine della Chiesa”. Ha detto Gesù: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. 

Pensate: Dio misericordioso ha mandato suo figlio a liberarci dalla morte, è stato così buono con noi che ha permesso che suo figlio si facesse torturare, umiliare, uccidere in croce. Il suo amore verso l’umanità è così folle che non si è accontentato di aver sacrificato suo figlio per noi, ma, attraverso l’Eucarestia, ci permette ogni giorno di rinnovare questo atto d’amore. Gesù si dà in pasto a noi per rinnovare l’alleanza di amore con il Signore. 

Che cosa abbiamo fatto noi per essere amati così follemente da Dio? Il suo amore per l’umanità è infinito. In questo grande amore Cristo ci insegna ad essere pane per altri. Quale insegnamento di amore può essere più sublime? C’è da commuoversi fino alle lacrime ogni volta che si celebra l’Eucarestia. Se la gente conoscesse di più questo sacramento, andrebbe in chiesa ogni giorno, perché l’anima soffre terribilmente nel trovare il pane solo una volta alla settimana: ha bisogno di un nutrimento quotidiano… 

Questo è ciò che mi ha suscitato la lettura di questo libriccino.  

Dopo qualche ricerca ho scoperto che San Luca, negli “Atti degli Apostoli”, racconta che la cosa che più distingue la Chiesa delle origini è la distribuzione della frazione del pane: l’Eucaristia. Sempre San Luca racconta: “Ogni giorno tutti insieme frequentavamo il tempio, nelle case spezzavamo il pane prendendo cibo con letizia e semplicità di cuore”.

La comunità cristiana andava al tempio a pregare, ma la vera e grande novità era il pane spezzato nelle case. La centralità dell’Eucarestia si trova anche nella nostra preghiera più antica, il “Padre nostro”, dove si dice chiaramente: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Fin dai primi secoli questa affermazione fu spiegata sostenendo che si trattava del pane spirituale, oltre che di quello materiale. Le citazioni sono tantissime. Giovanni riporta questo detto di Gesù: “In verità in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. E ancora: “Procuratevi non del cibo che non dura, ma quello che rimane per la vita eterna e che il figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre Dio ha messo il suo sigillo”. 

Jean Galot, Professore Emerito della Pontificia Università Gregoriana, ha scritto un libro su “Santi ed Eucarestia” in cui spiega: “L’Eucarestia è il sacramento più caratteristico della religione cristiana, sacramento nel quale si esprime in modo più sorprendente la generosità dell’amore di Dio con il suo scopo di dare all’umanità la vita più alta che è vita in Cristo”. 

Dice Gesù: “Se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita”. L’importanza dell’Eucarestia è un’esperienza che i martiri e i santi conoscono benissimo. 

Conosco personalmente, fin da quando è arrivato a Roma, il cardinale Francesco Saverio Nguyen Van Thuan, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha trascorso tredici anni nelle carceri vietnamite, di cui nove in isolamento. Quando l’ho incontrato e gli ho chiesto come ha fatto a sopravvivere in quegli anni, lui mi ha spiegato che la cosa più importante era la possibilità di poter celebrare ogni giorno l’Eucarestia. Gli ho chiesto, allora, come faceva a celebrare l’Eucarestia, visto che era in un campo di rieducazione. Mi ha raccontato che, quando fu preso e non aveva nulla addosso oltre al rosario, disse ai carcerieri che aveva mal di stomaco e che aveva bisogno di una medicina che avevano i suoi parrocchiani; si trattava in realtà di una bottiglia di vino su cui c’era scritto: “medicina per il mal di stomaco di Van Thuan”. 

Così ogni giorno con tre gocce di vino, un po’ d’acqua e un po’ di pane, il Cardinale celebrava l’Eucarestia non solo per sé, ma per tutti quelli erano con lui nel campo di concentramento. 

Van Thuan mi ha confidato che non potrà mai dimenticare la gioia di celebrare la messa con tre gocce di vino e una d’acqua nel palmo della mano, la sera, al buio, nel letto comune dove riposava insieme ai compagni di carcere. Sono state le più belle messe della sua vita. Sentiva battere in sé il cuore di Cristo e sperimentò che l’Eucarestia era veramente l’antidoto per non morire, ma avere sempre la vita…».

Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org

12 ottobre 2020 Indietro

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