La cultura
dell'incontro

La libertà religiosa e il dialogo interreligioso per avere più sicurezza e inclusione sociale

L’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce che “ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”. 

Nonostante il riconoscimento formale di tale diritto, l’intolleranza, gli interessi particolari, la competizione tra le diverse religioni e l’emergere di gruppi fondamentalisti generano situazioni che entrano in contrasto con la società civile e che complicano il rapporto tra le religioni e lo Stato.

Per riflettere sul tema “Libertà di religione e sicurezza nello Stato laico. Il difficile equilibrio tra diritti complementari e interdipendenti”, l’8 novembre si è svolto a Roma, presso la Camera dei Deputati, un convegno organizzato dall’On. Stefano Ceccanti in collaborazione con il Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza (LIREC).

Raffaella Di Marzio, direttrice del Centro Studi LIREC, ha spiegato: «Abbiamo pensato di prendere spunto da un documento del 2019 dell’OSCE per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza e promuovere la libertà religiosa e il dialogo tra le religioni come fattori per la sicurezza dello Stato e di tutti».

Il prof. Pietro Nocita, presidente onorario di LIREC, ha rilevato che «è impossibile spegnere il sentimento religioso dei popoli perché connaturato alla coscienza dell’uomo». Per questo – ha aggiunto – «è necessario educare le menti per condurre l’opinione pubblica al riconoscimento e al rispetto di ogni fede, credo o non credo religioso, con la finalità di pervenire a una pacifica convivenza».

Gabriele Fattori, docente all’Università di Foggia, ha spiegato che, nell’attuale contesto storico segnato dall’insicurezza, un concetto troppo vago di “estremismo” rischia di indurre gli Stati ad approvare nuove leggi che possono violare i diritti delle pacifiche comunità religiose. A questo proposito, il documento OCSE si appella alle stesse comunità religiose affinché collaborino con le istituzioni per prevenire qualsiasi deviazione interna che induca ad atti di ostilità e di violenza.

Pier Luigi Lacquaniti, deputato della scorsa legislatura, di religione Valdese, ha sostenuto che «la Costituzione italiana ha in sé gli anticorpi contro qualsiasi politica repressiva e per affermare la libertà religiosa».

Davide Romano, direttore della rivista “Coscienza e Libertà”, ha parlato del ruolo alterno delle religioni, che «talvolta sanno essere interlocutrici efficaci e promotrici di pace, ma in altri casi svolgono un ruolo di difesa di interessi di parte a detrimento della pace». Il pastore avventista ha ricordato che «compito dello Stato è di creare le condizioni per cui ciascuna religione, soprattutto di minoranza, possa essere riconoscibile e riconosciuta».

Patrizio Zenobi, dell’Ufficio stampa dei Testimoni di Geova, ha parlato dei numerosi arresti domiciliari, delle perquisizioni, dei processi e del carcere che subiscono in Russia i Testimoni di Geova.

Una speciale attenzione dell’OSCE è dedicata al ruolo delle donne come efficaci agenti di cambiamento nei processi di pace e nello sviluppo della sicurezza, contro la discriminazione e l’ingiustizia di genere e per l’affermazione dei diritti.

A questo proposito Fabrizio Petri, presidente del Comitato Interministeriale sui Diritti Umani (CIDU), ha illustrato il “Piano d’azione nazionale su donne, pace e sicurezza (2020-2024)”, mentre Sabrina Martucci, docente dell’Università di Bari, ha parlato dell’importante ruolo svolto dalle donne nella prevenzione e nel contrasto della radicalizzazione. «È importante riconoscere – ha detto Petri – che il ruolo della donna, anche in luoghi difficili come l’Afghanistan, non può essere solo quello di vittima; bisogna riconoscere anche la sua funzione di attivista per i diritti e la pace».

Gabriela Lio, presidente della Federazione Donne Evangeliche in Italia, ha ribadito il ruolo delle donne nel cambiamento delle comunità religiose in senso inclusivo e solidale: «Le donne hanno reso le nostre chiese più aperte per affrontare situazioni come la violenza di genere e hanno fatto emergere gli aspetti femminili del Dio biblico».

Mustafa Cenap Aydin, direttore dell’Istituto Tevere di Roma, ha ricordato la fondamentale importanza che il “Documento sulla Fratellanza Umana”, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar, attribuisce alle comunità religiose per la pace e la sicurezza dei popoli.

L’On. Stefano Ceccanti, docente all’Università Sapienza di Roma, ha rilevato le difficoltà nel perseguimento concreto della libertà religiosa, dovendosi muovere in un triangolo di rivendicazioni: quelle delle religioni di maggioranza, quelle delle minoritarie e le organizzazioni degli atei e degli agnostici. «Lo sforzo che dobbiamo fare – ha sottolineato Ceccanti – è di muoverci sempre dentro il triangolo tenendo conto di tutti e tre i lati».

Alessandro Dini-Ciacci, responsabile per l’Italia della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni, ha affermato che «la grandezza di una nazione sta nella forza delle famiglie che la compongono. Non è dai politici o dai pensatori che si può o si deve aspettare ogni cosa, ma sono le famiglie che possono cambiare il mondo. Il cambiamento che chiediamo alle istituzioni deve partire dalla nostra casa».

Ataul Wasih Tariq, Imam e vicepresidente del movimento religioso musulmano Ahmadiyya, ha spiegato come la sua comunità, fondata in India nel 1889 da Ahmad, sia costantemente impegnata nel diffondere la conoscenza dell’Islam. Secondo l’insegnamento del fondatore, la Jihad è uno sforzo contro la violenza e, per questo motivo, sono stati e sono tuttora perseguitati.

Mauro Bombieri, vicepresidente dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), ha sottolineato come, da diversi anni, la sua associazione abbia chiesto di ottenere un’intesa con lo Stato italiano, senza avere alcun esito o riscontro. Ha quindi ricordato l’impegno dell’ISKCON per il dialogo interreligioso e l’attività umanitaria internazionale.

Secondo Ambrogio Bongiovanni, della Pontificia Università Gregoriana, «il dialogo interreligioso nasce da un cammino d’incontro, di conversione profonda nel modo di vedere l’altro, e quindi comporta un avvicinamento alle sue idee, alle radici della sua fede, il prenderlo sul serio e portarlo nella propria vita». Per questo motivo «gli Stati dovrebbero occuparsi davvero della libertà religiosa, uno dei diritti più calpestati anche nel mondo occidentale».

Giuseppe Calì, presidente della Federazione delle Famiglie per la Pace Mondiale e l’Unificazione, ha aperto il suo intervento ricordando che il suo movimento, fin dalla fondazione, si è impegnato per il dialogo interreligioso e la pace mondiale. A questo proposito, ha illustrato due iniziative: la “Associazione per la pace e lo sviluppo”, un progetto sociale e culturale di cooperazione interreligiosa, e la “Comunità Santa del Genitore Celeste”, che vuole promuovere una spiritualità comune tra le fedi.

Mariangela Falà, presidente del Tavolo Interreligioso di Roma e della Fondazione Maitreya, ha illustrato alcuni progetti, come la creazione di luoghi in cui si possa pregare e meditare negli ospedali e il “Manifesto dei diritti interreligiosi nei diritti di fine vita”.

«Sensibilizzare le chiese sui problemi che l’ingiustizia economica pone al mondo e all’ambiente è l’obiettivo della Commissione Globalizzazione e Ambiente (GLAM) della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI)», ha detto Francesca Evangelisti, membro della GLAM. Ed ha aggiunto: «Affrontare questi temi è un dovere che deriva direttamente dal testo sacro e da Dio, che deve essere ottemperato per primo dal popolo dei credenti».

Nelle sue conclusioni, Raffaella Di Marzio ha affermato che LIREC continuerà il suo percorso allo scopo di creare una rete di enti, associazioni e organizzazioni impegnate non solo a diffondere idee e valori, ma a trasformarli in progetti ed azioni per promuovere la libertà, la sicurezza, il dialogo e l’inclusione.

Redazione  

19 novembre 2021 Indietro

Condividi