La cultura
dell'incontro

Roma, parrocchia di San Pio X alla Balduina: una riflessione sulla “nuova alleanza” tra scienza e fede

«È un libro scientifico, ma in realtà è molto di più. È un libro che pone una serie di grandi domande sull’uomo…». 

Queste parole pronunciate da mons. Andrea Celli, parroco della chiesa romana di San Pio X alla Balduina, possono essere assunte come filo conduttore dell’incontro svoltosi martedì 28 novembre presso l’Auditorium parrocchiale. 

Nel corso dell’incontro è stato presentato il libro “Testimone di miracoli. Tra Scienza e Fede” del prof. Carlo Jovine, un tema quanto mai attuale che è stato anche riproposto dalla recente Lettera apostolica “Ad theologiam promovendam” di Papa Francesco, nella quale il Santo Padre afferma la necessità di «ripensare il pensiero» alla luce del dialogo transdisciplinare tra la riflessione teologica e gli altri saperi scientifici, umanistici e filosofici.

Oltre all’autore del libro, prof. Carlo Jovine, erano presenti all’incontro in qualità di relatori il prof. Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, e mons. Andrea Celli, parroco di San Pio X.

Ha preso per primo la parola il prof. De Lillo, che ha salutato il numeroso pubblico che affollava l’Auditorium esprimendo ammirazione per l’Auditorium stesso, un locale in precedenza destinato a magazzino che ora è diventato una splendida sala convegni dotata di un grande palco, di ottima acustica e di una moderna cabina di regia. Un risultato – ha sottolineato De Lillo – dovuto all’attivismo del parroco Andrea Celli, costantemente impegnato a valorizzare le risorse, sul piano organizzativo e pastorale, per favorire l’aggregazione della comunità che ruota attorno al centro parrocchiale.

Il prof. De Lillo ha ricordato che all’organizzazione dell’incontro ha collaborato l’associazione dedicata al ricordo di suo fratello Giuseppe Maria, venuto a mancare prematuramente all’età di quarantatré anni. E ha quindi presentato la figura professionale di Carlo Jovine.

Sulla base della sua lunga esperienza di neurologo, già primario dell’Ospedale dell’Ordine di Malta, il prof. Jovine ha esaminato, quale componente della Consulta Medica Vaticana, le guarigioni inspiegabili attribuite all’intercessione di grandi figure della cristianità, come Karol Wojtyla, Madre Teresa e Papa Luciani. Guarigioni che hanno portato al riconoscimento dei miracoli da parte della Chiesa dopo accurati processi di beatificazione e canonizzazione. 

Il prof. De Lillo – che già aveva presentato il libro di Jovine in occasione dell’evento presso la Società Dante Alighieri svoltosi a Roma il 7 giugno – si è soffermato questa volta su due argomenti trattati nel volume. 

«Sono rimasto colpito – ha detto De Lillo – da una riflessione di Jovine in merito alla natura del miracolo: “Dio non ci salva dalla morte, ma nella morte”. Il miracolo, infatti, non sottrae il miracolato al suo destino mortale, ma dimostra la presenza della Divina Provvidenza».

E un altro passaggio che desidero sottolineare – ha aggiunto il prof. De Lillo – è quello dove viene citata una frase entrata a far parte del lessico papale: “I santi della porta accanto”. «Papa Francesco – ha precisato il medico – ci esorta ad una santità collettiva: si tratta di una chiamata per tutti noi, ed anche in questo senso i miracoli costituiscono una testimonianza e una guida».

Ha quindi preso la parola mons. Celli, che ha svolto un’accurata disamina dei passaggi nodali che caratterizzano il libro, ponendo in evidenza la centralità tematica del rapporto tra fede e scienza, così come si configura nella ricerca più avanzata sia in campo teologico che in campo scientifico.

«“Testimone di miracoli” è un libro che parla del rapporto tra Dio e l’uomo, del rapporto tra immanenza e trascendenza», ha spiegato Celli. «È un libro scientifico, ma in realtà è molto di più. È un libro che pone e tenta di rispondere a una serie di grandi domande sull’uomo». 

E a tale proposito, ha letto una frase, tratta dal libro, riferita al grande psicanalista Carl Gustav Jung: «Jung individua il male oscuro dell’uomo moderno nel mancato riconoscimento della propria dimensione spirituale. La mentalità materialista oggi imperante allontana l’uomo dal nucleo della propria interiorità fino al punto di non riconoscere più sé stesso. Ogni possibile rigenerazione – avverte Jung – non potrà prescindere dal recupero della spiritualità quale bisogno fondamentale».

«Ho avuto la possibilità di conoscere personalmente suor Marie Simon-Pierre Normand, la religiosa francese guarita dal morbo di Parkinson per intercessione di San Giovanni Paolo II – ha continuato mons. Celli –, ma per quanto le circostanze della guarigione siano straordinarie, non dobbiamo fermarci alla sensazione di stupore. Il miracolo va oltre, è qualcosa che ci interpella, ci svela che la vera salvezza ci attende nella vita eterna. E oggi anche la scienza sta dando un importante contributo alla conquista di questa superiore consapevolezza». 

E qui Celli ha illustrato le numerose testimonianze, riportate nel libro di Jovine, che aprono nuovi spiragli di comprensione sui misteri dell’esistenza: la capacità dei monaci tibetani di influenzare con la meditazione il loro metabolismo, i pazienti in coma che conservano un’acuta capacità percettiva, gli scienziati che cominciano a interrogarsi sulle facoltà spirituali dell’uomo… e soprattutto l’immensa energia sprigionata dalla resurrezione di Gesù Cristo testimoniata dall’immagine sindonica. «È l’unica prova che abbiamo di Gesù risorto – ha sottolineato il sacerdote –, perché nessuno era presente al momento della resurrezione: quasi che Gesù abbia voluto preservare un mistero che può essere accolto solo nell’intuizione illuminante della fede, al di là di ogni approccio razionale…».

«In ognuna di queste esperienze, ha concluso Celli, c’è sempre un “buco nero” che non può essere spiegato; nel libro troviamo una serie di domande che rimangono aperte, e che suggeriscono la possibilità che la risposta ultima sia la fede». In questo senso anche il miracolo non può dirsi estraneo alla nostra vita: il miracolo ci dice che la vita è molto di più rispetto a ciò che abitualmente percepiamo e viviamo… 

Il prof. Jovine ha iniziato il suo intervento manifestando la sua personale stima per mons. Celli e l’abnegazione che mette nella cura delle anime e nella gestione delle attività parrocchiali: «Io sono nato e vissuto in questo quartiere – ha detto –, e sono consapevole dell’importanza della parrocchia per conservare un nucleo di spiritualità in questo periodo di caos e di vuoto di valori». 

Jovine è quindi entrato nel merito dei contenuti del libro alternando il lato scientifico della sua esposizione con il racconto di alcuni affascinanti episodi che hanno catturato l’attenzione del pubblico suscitando più volte un applauso spontaneo. E i suoi interventi sono stati sottolineati dalla suggestiva lettura di alcuni brani del libro effettuata da Silvia Jovine, giornalista e assistente oftalmologica. 

Jovine ha così ricordato il suo incontro con Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, descrivendo l’emozione che provò molti anni dopo quando gli venne affidato l’incarico di indagare sul piano scientifico la guarigione miracolosa di suor Normand avvenuta per intercessione del futuro Papa Santo. E a tale proposito, ha mostrato le foto di due firme di suor Normand scattate prima e dopo la sua guarigione istantanea: l’una caratterizzata dall’andamento tremolante tipico di un malato di Parkinson e l’altra nitida e lineare, espressione di una persona sana.

Il prof. Jovine ha poi citato altri eventi miracolosi approfonditi nel volume, come il miracolo “in diretta” di cui fu testimone a Lourdes il Premio Nobel Alexis Carrel e il miracolo eucaristico avvenuto a Buenos Aires ai tempi in cui era arcivescovo della città il cardinale Bergoglio.

«Di fronte a questi eventi miracolosi – ha spiegato il neurologo – viene da chiedersi: esiste una Divina Intelligenza che governa il mondo? Il credente afferma di sì, coniugando tra loro fede e ragione. Chi non crede in Dio risponde di no. Ma non è in grado di motivare quel “no”, per cui rimane confinato in un labirinto senza uscita».

La scienza, in tempi brevi, ha fatto progressi inimmaginabili, per cui oggi possiamo studiare le esperienze di premorte che sembrano confermare, sul piano scientifico, l’esistenza dell’anima affermata da tutte le tradizioni religiose; oggi possiamo evidenziare al microscopio le immagini contenute negli occhi della Madonna di Guadalupe; oggi possiamo affermare, con Giovanni Paolo II, che “la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”… e tuttavia la nostra è una civiltà ancora giovane: solo 80 persone ci separano, in linea verticale, da Gesù Cristo: ossia 4 persone ogni cento anni, 40 persone in mille anni, 80 persone in duemila anni. E questo carattere di “gioventù” spiega l’ubriacatura materialistica nella quale ancora siamo immersi.

«Come spiega Papa Francesco, stiamo vivendo un cambiamento d’epoca – ha concluso Carlo Jovine –, e in questa temperie di cambiamento noi cristiani siamo chiamati a riaffermare le ragioni della nostra speranza: anche diffondendo la consapevolezza della “nuova alleanza” tra scienza e fede con i suoi riflessi di natura etica e spirituale, come cerco di fare con il mio libro. Perché una scienza capace di spezzare l’atomo ma incapace di spezzare un pezzo di pane con un fratello rischia di essere una scienza inutile…».

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Massimo Nardi

01 dicembre 2023 Indietro

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